martedì 7 dicembre 2010

Le dieci migliori frasi pronunciate dagli addetti ai lavori alla Fiera del libro di Roma

D'accordo, ho mancato l'appuntamento con la fiera del Libro di Roma (Più libri più liberi) e detto fra di noi non è che ci perda il sonno, stavo in vacanza e in vacanza ho preferito rimanere. E poi due amici di Blogolo che passavano di là mi hanno fatto un resoconto che ha il vanto di essere decisamente approssimativo, per cui non c'è problema, dico bene? :-)
Veniamo a noi. Stando a quello che si è detto su questa fiera  i dati sono sicuramente incoraggianti: week-end eccezionale per affluenza di pubblico con 27.000 persone circa ad aggirarsi tra gli stand (un aumento percentuale del 5% rispetto allo scorso anno), il che per i 430 editori presenti è una manna dal cielo (o almeno avrebbe dovuto esserlo). Peccato che i Blogolo-inviati hanno avuto la "brillante" idea di arrivare il lunedì mattina (perché la domenica si dorme fino alle due del pomeriggio e ad ogni modo poi c'è folla, quindi non è cosa). Il tutto si è dunque tradotto in una passeggiata senza fretta fatta in pieno deserto (il lunedì è pur sempre il lunedì) e i nostri eroi non hanno trovato niente di meglio da fare che origliare gli addetti ai lavori (che parlavano con i clienti o al telefono o tra loro) appuntando le frasi più "interessanti" sui loro block notes. Sì, d'accordo, non si fa, ma oramai l'hanno fatto, e poi io che c'entro?
Il resoconto delle dichiarazioni non ha certo l'intenzione di essere esaustivo, dato che si tratta di poche decine di frasi rubate al volo che potrebbero essere state dette anche fuori dal loro contesto, ma mi sembra divertente riportarne alcune, più per gioco che per altro, e fermo restando che si tratta di un'iniziativa riprovevole e priva di qualsiasi morale... modestamente! 
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Ecco la top ten delle dichiarazioni "rubate". Per ovvie ragioni di privacy non inserirò i nomi degli editori, mi limiterò a conservarli "minacciosamente" nel mio archivio!


Frasi e commenti fatti dagli addetti ai lavori (e origliati da noi) durante la fiera del libro di Roma:

1 - Signorina al cellulare: "Sempre la stessa storia, si fermano in cento e non compra nessuno... sì... sì... infatti... 'sti stronzi!"
Dopo un minuto circa un tizio si ferma allo stand e viene accolto da uno sfavillante sorriso di benvenuto!

2 - Signorina al cellulare: "In pratica per tutta la mattinata non abbiamo venduto quasi nulla. La morìa delle vacche. Per la prossima ci mettiamo una hostess gnocca... sì, magari prendiamo una stagista... "
Poi risate a profusione

3 - Signorino a una  cliente: "No signora, se ci mettiamo a vendere anche con lo sconto qua chiudiamo baracca, tanto vale starcene a casa".
La signora si allontana borbottando qualcosa.

4 - Signore distinto al bar del piano interrato, parlando da solo: "Cor cazzo che ce vengo più l'anno prossimo. Ve possino ceca' a tutti!" 
Poi si accorge di essere stato sentito e ride.

5 - Signorino al cellulare: "Sì, la gente c'è, però prima di mettere mano al portafogli ci pensano duecento volte... ti guardano pure male".

6 - Signora distinta parlando con signorina: "... e poi mi fa incazzare (non si sa chi, n.d.r.) che quando parla coi giornali dice che la crisi editoriale non c'è e se c'è non ci riguarda, che noi vendiamo bene, che siamo forti... sempre la solita storia". Signorina a signora distinta: "A me deve ancora pagare ottobre e novembre". Signora distinta:"Appunto!"
Silenzio.

7 - Signorina parlando con signorino: "Ieri è andata bene, qualcosa si è venduto, ma oggi se compriamo il pranzo mi sa che ci andiamo a perdere..."
Ridono.

8 - Signorino ridendo e parlando agli altri signorini dello stand: "Che giornata de merda!"
Gli altri annuiscono.

9 - Signorino, infastidito, parlando a un cliente: "No signore, lo stand Mondadori non c'è! Qui solo piccoli e medi editori, se vuole noi abbiamo questo autore che ha pubblicato anche con...". Cliente, parlando con la probabile consorte e andando improvvisamente via: "Pare che te vonno vende' l'enciclopedie!"

10 - Signorino a signorina: "A me 'sto posto mi mette 'n'angoscia!". Signorina a signorino:"A me mi metti 'n'angoscia te!"
Silenzio.

lunedì 29 novembre 2010

Blogolonelbuio tra le nomination del Miglior Lit-Blog 2010

Cari amici, oggi ho una bella notizia. Blogolonelbuio è infatti stato inserito da LibriBlog tra le nomination del premio "Miglior Lit-Blog 2010" che si rivolge ai migliori blog letterari personali dell'anno. 
Un bel risultato per il blog che come sapete ha poco più di sei mesi di vita e che ha cercato in questo breve periodo, tra non poche difficoltà, di dar modo a tutti gli appassionati di letteratura di farsi un'idea sullo stato dell'editoria italiana. In questi mesi di attività sono state raccolte interviste, racconti, notizie e quant'altro per mettere in piedi una discussione reale sulla nostra letteratura (e sulla nostra editoria). Questa nomination è dunque un bel traguardo e un incentivo a fare meglio.
Una iniziativa interessante questa di LibriBlog che punta i riflettori sui progetti letterari indipendenti (che, com'è noto, hanno sempre bisogno di nuove voci e di nuovi spazi).
Questo l'elenco degli 8 "nominati" (come si vede compaiono anche dei blog amici, quindi non fatemi fare brutta figura, per favore!):

http://paolofranchini.wordpress.com/
http://vibrisse.wordpress.com/
http://www.bookgeneration.blogspot.com/
http://blogolonelbuio.blogspot.com/
http://www.giugenna.com/
http://mondobalordo.wordpress.com/
http://squilibri.splinder.com/
http://remobassini.wordpress.com/

Il premio comprende diverse sezioni in cui votare: Peggior libro dell'anno; Miglior esordio; Miglior autore italiano; Miglior libro dell'anno; Migliore autore straniero; Miglior film tratto da un libro; e appunto Miglior Blog di letteratura.
Per votare (per votare Blogolonelbuio intendo, non facciamo scherzi!!) cliccate qui :-)

Grazie a tutti.
Blogolo

mercoledì 24 novembre 2010

Intervista a Jacopo De Michelis, responsabile narrativa Marsilio (Rcs)

Oggi inserisco un'interessante chiacchierata con Jacopo De Michelis, caro amico di Blogolo nel buio e responsabile della narrativa Marsilio.  Con lui ho parlato di J.A.S.T. (la prima fiction tv su carta), degli autori emergenti, dei meccanismi interni alla redazione, del mercato editoriale italiano e di molto altro ancora. Beh, insomma, una intervista che a mio avviso vale davvero la pena leggere.

Ciao Jacopo, e grazie per aver accettato questa intervista. Per prima cosa vorrei mi parlassi di J.A.S.T. visto che anche Blogolo nel buio ha partecipato al Blog Tour. Di chi è stata l'idea e come sta andando?


Lo spunto iniziale di J.A.S.T. – che è un romanzo che si propone come la prima fiction TV su carta – è stata di Simone Sarasso, che ha poi coinvolto nella scrittura Lorenza Ghinelli e Daniele Rudoni. Data la natura innovativa dell’operazione letteraria abbiamo deciso di promuoverla in modo nuovo, con un booktrailer – peraltro splendido – e il primo blog tour che si sia mai svolto in Italia. Per queste iniziative il colpevole sono io, e devo dire che siamo piuttosto soddisfatti dei risultati (così come era accaduto per i booktrailer, che siamo stati i primi a importare in Italia e che ora molti editori utilizzano per la promozione online, anche l’idea del blog tour è già stata ripresa dalla concorrenza).

Tu in Marsilio ti occupi prevalentemente di narrativa e sei in generale tra gli editor più innovativi e più interessati alla scoperta di nuove voci. Mi dici come funziona la selezione dei testi e in particolare che tipo di manoscritti cercate in questo momento?


Per la precisione, io in Marsilio sono il responsabile dell’intera area della narrativa, che comprende tre settori, narrativa italiana, narrativa straniera e testimonianze. Per ognuno di tali settori c’è oggi in Marsilio un editor di riferimento che lavora con me.
Quanto alla selezione, noi della redazione della narrativa ci dividiamo i testi e leggiamo – o almeno cerchiamo, data la mole di dattiloscritti che ci arriva settimanalmente – tutte le proposte che ci arrivano per le vie più diverse, discutiamo di quelle che ci paiono più interessanti e se necessario qualcun altro le legge per avere un secondo e magari anche un terzo parere. Ne ridiscutiamo e se siamo convinti portiamo la proposta in comitato editoriale, dove se ne discute ancora e la proposta viene approvata o respinta. Come si vede, un iter lungo e faticoso.
Cosa cerchiamo? Cerchiamo testi che per un motivo o per l’altro entusiasmino noi per primi, perché se non suscitano una reazione forte e vera in noi è difficile che possano farlo coi lettori una volta in libreria.

Avete rapporti con agenzie letterarie (se sì quali)? E in generale come vedi il ruolo dell'agente in Italia?


Abbiamo rapporti, più o meno stretti e continui, con la maggior parte delle agenzie che operano in Italia, ma mai chiedere a un editore un giudizio sugli agenti letterari! A parte gli scherzi, gli agenti svolgono un lavoro di intermediazione tra l’autore e la casa editrice che può essere davvero utile e proficuo per tutti, anche se io confesso che trovo spesso gli agenti un po’ troppo concentrati sulle questioni economico-contrattuali, e meno su tutta una serie di altri aspetti almeno altrettanto importanti, riguardo ai quali potrebbero svolgere invece una funzione positiva.

Credi che un autore possa mettersi in luce pubblicando racconti su riviste e blog? Che consigli daresti a uno scrittore emergente?


Non solo può, ma questo già accade. Io sono appena tornato dal festival Scrittorincittà di Cuneo, dove ho partecipato a Esor-dire, una iniziativa che mette a confronto alcuni autori in attesa dell’esordio con alcuni editor di case editrici, e a segnalare i candidati tra cui gli organizzatori scelgono gli aspiranti scrittori invitati sono anche siti letterari e webzine.
Il consiglio che posso dare è di approfittare di ogni occasione per mettere alla prova la propria scrittura e ricevere feedback (riviste cartacee e online, premi e concorsi ecc.). E di sforzarsi di non essere indulgenti con se stessi. Se quello che scrivono viene rifiutato, c’è una possibilità su un milione che siano geni incompresi, ma 999.999 che effettivamente ci sia qualcosa che non funziona in quello che hanno scritto.

Quante copie vende in media un libro Marsilio e che tipo di investimento viene fatto su ogni titolo?


Oggi possiamo dire: da 0 a un milione e mezzo (la cifra approssimativa venduta finora da “Uomini che odiano le donne” nelle varie edizioni in cui l’abbiamo pubblicato)! Questo per dire che non c’è una media, ogni libro fa storia a sé e la forbice entro cui possono oscillare gli esiti di mercato di un nostro titolo come si può vedere è amplissima. Ovviamente, anche l’investimento comunicativo e promozionale fatto sui vari titoli varia a seconda della forza commerciale che si ritiene abbiano (anche se in proporzione al fatturato, sicuramente abbiamo fatto sui romanzi di Stieg Larsson un investimento infinitamente minore rispetto alla maggior parte dei nostri libri).


Qui su Blogolo nel buio diversi editori si sono lamentati del «meccanismo delle rese» indicandolo come la causa principale della crisi del sistema editoriale. Tu cosa ne pensi?


E’ una questione estremamente complessa: da una parte le rese costituiscono un grosso problema per una casa editrice, si sono distribuite – e magari anche messe a bilancio – tot copie di un titolo, e qualche mese dopo la maggior parte possono tornare in resa creando problemi gestionali e finanziari non indifferenti. D’altra parte, il meccanismo delle rese permette ai librai di rischiare di ordinare in quantitativi non irrisori anche libri che non abbiano o non abbiano ancora una accertata spendibilità. Il rischio, se i librai dovessero acquistare le copie dai distributori senza diritto di resa, è che continueremmo a vedere sui banchi le pile dei grossi best-seller, ma che ne sparirebbero del tutto gli autori più di nicchia o esordienti, e in generale i titoli dei piccoli editori di qualità.

Quanto tempo resta un titolo Marsilio sugli scaffali delle librerie? Qual è mediamente la percentuale dei resi?


Anche qui non c’è una regola: abbiamo alcuni long-seller la cui vita in libreria sembra eterna (faccio un paio di esempi: “Il silenzio dei vivi” di Elisa Springer, uscito nel 1997, che da allora continuiamo a ristampare almeno una volta all’anno – proprio in questi giorni manderemo in stampa la ventinovesima edizione; oppure “Un canto di Natale” di Dickens – 10 edizioni dal 2001), ma purtroppo in generale la vita dei libri tende drammaticamente ad abbreviarsi. Oggi dopo un solo mese, se non ha dato chiari segni di vitalità dal punto di vista delle vendite, un titolo può rischiare già di essere espulso dalle librerie, per fare posto alle nuove uscite che incalzano. Stiamo avvicinandoci a poco a poco alla situazione del mondo del cinema, dove un film si gioca la maggior parte delle sue chance nel primo week-end di programmazione, e ovviamente la cosa è preoccupante.
I resi variano da collana a collana, in questo momento sono particolarmente bassi per quanto riguarda Le Farfalle, dove pubblichiamo i nostri libri attualmente di maggior successo, e un po’ più alti nelle altre, comunque negli ultimi anni si sono in media ridotti sensibilmente, cosa di cui siamo estremamente soddisfatti.

Che ruolo credi possa avere in Italia lo sviluppo degli ebook?

Gli ebook sono una rivoluzione, e se prendiamo sul serio questo termine – e io sono d’accordo con Gian Arturo Ferrari che dobbiamo farlo, anche se la mia posizione è nel complesso meno pessimistica della sua – questo vuol dire che nei prossimi anni assisteremo a un sovvertimento violento e radicale dell’attuale panorama editoriale, che si lascerà dietro morti e macerie, e che, in tempi difficilmente quantificabili oggi, potrebbe anche vedere la scomparsa dell’editore, almeno nel senso in cui attualmente lo intendiamo. Io penso che presentino grandi rischi, ma anche enormi opportunità per chi saprà coglierle, dimostrandosi capace di evolvere e adattarsi ai cambiamenti in atto.
Difficile prevedere con precisione la direzione in cui si andrà, in Italia siamo ai primi vagiti di questo nuovo mercato e l’impressione è che per ora si proceda al rallentatore, anche se l’imminente sbarco di Amazon potrebbe sconvolgere gli attuali equilibri e imprimere una brusca accelerazione.

Mi dai qualche anticipazione sui prossimi romanzi?


Per quest’anno, di narrativa abbiamo ancora solo un’uscita importante: il secondo romanzo della giallista svedese Camilla Lackberg dopo il fortunatissimo “La principessa di ghiaccio”, che si intitola “Il predicatore”. Anche l’anno prossimo si inaugurerà sotto il segno di Giallosvezia, con l’uscita a gennaio di “La Stella di Strindberg” di Jan Wallentin, un giovane autore di thriller svedese paragonato a Dan Brown, ai vertici delle classifiche in patria e in uscita in 20 paesi. Poi va segnalato almeno “La gente che sta bene”, il secondo romanzo di Federico Baccomo “Duchesne”, già autore dell’esordio-rivelazione “Studio illegale”. Ma è solo l’inizio, sarà un anno molto ricco di proposte!


Grazie di cuore Jacopo. A presto.


mercoledì 17 novembre 2010

Finalmente on-line il sito ufficile di Yallee

Riporto qui, direttamente dal blog di Giuseppe Genna, i dettagli di un'iniziativa che mi pare davvero molto interessante.



E’ finalmente on line il sito ufficiale di Yallee (la url: www.yallee.it), la società delle menti a cui partecipo e attraverso cui spero si riuscirà ad allargare il raggio dell’iniziativa culturale, agendo non soltanto in Italia. Chi ricordasse la Cooperativa Intrapresa di Gianni Sassi (fucina da cui provengono i 2/3 dei fondatori di Yallee, e che eiettò straordinarie imprese quali MilanoPoesia, Alfabeta, La Gola) non andrebbe distante dalla realtà. Il che si può comprendere a partire dall’alto tasso di autorialità delle immagini su cui il sito si regge (vi consigliamo di vederle tutte, navigando con le frecce ai lati): sono del fotografo Nicola de Rosa (a mio modestissimo avviso, tra i migliori artisti dell’attuale panorama italiota), uno degli amici di Yallee, che sono tanti e stanno in network. Si interverrà in àmbito digitale e non. Invito tutti i Miserabili lettori a diventare “amici” di Yallee su Facebook – per me sarebbe importante: da questo momento, con tempistiche non preordinabili, partiranno iniziative molto originali e destinate a coinvolgere molte persone, e la pagina Fb di Yallee è il luogo in cui sarà più semplice e immediato che io ne dia notizia.
Non ripeterò l’adagio digitale: “Stay tuned”. Proferirò il più emotivo: “Stateci vicini”.

mercoledì 3 novembre 2010

Intervista a Marco Vicentini di Meridiano Zero

Oggi pubblico (con un po' di ritardo, e di questo mi scuso), una breve intervista fatta all'amico Marco Vicentini di Meridiano Zero. Marco ha nel tempo trasformato la sua casa editrice in un vero e proprio luogo di culto per gli amanti del noir e nel contempo ha avuto il merito di rilanciare o di scoprire tanti giovani autori italiani  oggi molto apprezzati (su tutti penso a Luigi Romolo Carrino).



Ciao Marco. Per prima cosa vorrei chiederti di parlarmi un po' di Meridiano Zero. Del suo catalogo e della rete di distribuzione a cui vi affidate.

Meridiano zero fa un lavoro di ricerca sulla narrativa straniera contemporanea, che ha portato alla scoperta di autori che hanno riscosso un notevole interesse, come Derek Raymond, un maestro per Carlotto, Lucarelli, Ammanniti. Da tre anni sta lavorando attivamente con i nuovi narratori italiani, esordienti che cerca di spingere sul mercato. Molti autori dopo un esordio su Meridiano zero sono passati a grossi gruppi editoriali, pubblicando il secondo libro con Rizzoli, Feltrinelli, Garzanti, Bompiani, Adelphi, ecc.
La rete di distribuzione è una normalissima rete di distribuzione libraria nazionale.


Scusami se sono troppo diretto, ma è per avere un quadro anche solo approssimativo del mercato editoriale italiano: ogni vostro titolo, in media, quante copie vende? Che tipo di lanci promozionali vengono di volta in volta effettuati?

Per evitare di dare un quadro errato del mercato editoriale italiano, evito sempre di dire la quantità media di copie vendute (anche perchè la parola "media" è molto pericolosa e fraintendibile).

Come selezionate gli autori? Avete rapporti con agenzie letterarie? Se sì, puoi farmi qualche nome?

Gli autori li selezioniamo leggendo personalmente gli autori. Leggiamo anche quello che mandano le agenzie letterarie, ma verso le agenzie sono molto diffidente: non dimostrano quasi MAI di avere inviato un manoscritto con coscienza di causa. Se all'autore si può perdonare l'invio di un manoscritto scadente, all'agenzia invece no, e purtroppo è quello che succede. Se all'autore si può perdonare un'incompleta conoscenza della linea editoriale della casa editrice da cui nasce un invio inutile, all'agenzia no e invece anche questo succede.


Qualche consiglio che ti senti di dare a chi vuole fondare oggi una casa editrice o ha voglia di lavorare in generale nell'editoria?

Per iniziare a lavorare in una casa editrice il mio consiglio è quello di andare a lavorare, a costo di farlo gratuitamente, per un anno presso un'altra casa editrice. I veri problemi non si conoscono finché non si vivono dall'interno e le illusioni non si perdono finché non si tocca con mano la loro aleatorietà.

Mi dai qualche anticipazione sui prossimi titoli in libreria?

Se ho anticipazioni sulle prossime uscite? Certo. "Happy- L'incredibile avventura di Keith Richards" di Massimo Del Papa e "Incubo sulla strada" del nostro autore di culto Derek Raymond.

Ciao Marco, e grazie.

Un saluto

qui il sito di Meridiano Zero

martedì 26 ottobre 2010

J.A.S.T. Blog tour (Settima tappa): Episodio 1, Scena 3

Continua qui su Blogolonelbuio il blog tour di J.A.S.T., il romanzo collettivo scritto da Lorenza Ghinelli, Daniele Rudoni e Simone Sarasso attualmente in libreria. In verità più che di un romanzo si tratta di un vero e proprio serial tv su carta (anzi, si tratta del primo serial tv su carta). Non ci credete? Allora date un'occhiata alla scena tre del primo episodio che Blogolo vi presenta in esclusiva!  




Episodio 1 – Pilot
Written and directed by Simone Sarasso

Scena 3 – Ecco come è andata in New Jersey
Newark, New Jersey, 2007
La Spia

Daryl è un nome da uomo. Questo pensa la ragazza prima d’infilarsi la tuta protettiva.
Non è che la folgorazione le sia venuta nel bel mezzo di quel casino, anzi.
Lo pensa da anni.
Anche se suo padre continua a tirare in ballo Daryl Hannah.
E lei finisce per incazzarsi ancora di più.
I primi anni, al liceo, i ragazzi la prendevano per il culo.
Con quei capelli corti e senza un filo di tette sembrava davvero un ragazzino.
Poi erano arrivate le tette, i capelli erano cresciuti e i ragazzi avevano iniziato a ronzarle intorno.
Niente più salopette, solo gonne molto sopra il ginocchio. E uno stuolo di giocatori di football che facevano la fila per sbirciare là sotto.
Daryl è una donna, adesso.
A dirla tutta è una bellezza da capogiro.
Ma quella fissa del nome non le è ancora passata.
A ventisette anni suonati.
E chissà come, l’assale proprio ora: nel bel mezzo dell’inferno.
Sistema il microfono, infila il cappuccio: quasi pronta.
Certo che è una bella sfiga. La prima diretta della sua vita e nessuno la vedrà in faccia.
Forse la riconosceranno dal nome: Daryl.
Ancora quel nome ridicolo...
Butta fuori l’aria dai polmoni. Apre la porta della roulotte ed esce a fare quello per cui è pagata.
Il cameraman è già in posizione. Imbacuccato nella stessa tuta giallo canarino che fa sudare Daryl.
Alle sue spalle altri duecento uomini in giallo, frenetici e zuppi quanto lei.
Sullo sfondo un gran bel casino: fiamme alte sei piani. Odore di pollo fritto.
Nonostante i filtri della tuta.
Il cameraman alza la destra: meno tre, due…
Daryl attacca: “Il disastro alle nostre spalle si commenta da solo. Sono immagini strazianti.
Ci troviamo alla periferia di Newark, New Jersey, dove circa sei ore fa è avvenuta la terribile deflagrazione.
La paura per un attacco terroristico è alta, ma dalle prime indiscrezioni pare che l’esplosione dell’impianto petrolchimico Dragon sia un semplice incidente.
“Uno dei due silos in cui viene raffinata la benzina è saltato in aria. Letteralmente squarciato: potete vederlo coi vostri occhi. Al momento della detonazione circa trecento persone erano al lavoro. Il calcolo delle vittime è ancora provvisorio, ma quello che possiamo vedere dalla nostra postazione non è affatto rassicurante. Molti feriti giacciono a terra, incapaci di muoversi. I soccorsi stanno facendo tutto il possibile.
“Centinaia di ambulanze sono coinvolte nel recupero degli ustionati, ma la situazione è ancora critica.
“Specialmente per l’altissima temperatura attorno al luogo dell’esplosione.
“E per le esalazioni: un perimetro di sei miglia è stato messo in quarantena.
“Grazie all’assenza di vento, i fumi sono si sono diffusi nell’area circostante.
“Ma se la brezza si alzasse, la situazione potrebbe diventare tragica.
“Per ora è tutto, vi terremo costantemente aggiornati.
“Daryl Thomas, CNN News, Newark, New Jersey”.
Il cameraman fa segno di tagliare. Spegne la macchina da presa e torna nella roulotte a fumare una Pall Mall.
Daryl non è più in diretta. Ma è ancora in primo piano.
L’inquadratura allarga dai suoi occhi all’inferno alle sue spalle.
Poliziotti in tuta blu in corsa verso di lei.
Urla mute di pompieri fra le scorie.
Corpi straziati e riarsi.
Il fuoco primordiale, eterno, che non la smette di bruciare.
Se lo avessero lasciato fare avrebbe seccato il cielo.
I poliziotti sono vicini a Daryl, adesso.
La spingono dentro la roulotte: “Fila dentro, tesoro! Ti scotterai il culo.”
Daryl si lascia portare via. Esce dall’inquadratura.
La camera si tuffa in quell’inferno di corpi gialli.
Un termitaio fosforescente, ma la camera sa cosa cercare.
Inquadra il suo uomo, stringe su di lui: puntino giallo in mezzo al giallo.
L’uomo imbraccia una manichetta, apre la valvola.
Il getto debole, impotente.
L’uomo urla, fa segno con la mano libera: “Avvicinatevi, forza! Reggete questo maledetto tubo, vado a controllare la pressione”.
Qualcuno gli dà retta. In tre afferrano l’idrante e l’uomo corre via.
Non va a controllare la pressione.
Nemmeno si avvicina al camion.
L’uomo non è un pompiere.
Nemmeno un poliziotto.
E di sicuro non è in mezzo al casino per dare una mano.
È venuto a fare il suo mestiere. Punto.
L’uomo non corre più, fa una lunga passeggiata nel fumo. Fino a sparire nel nero.
Poi più niente.
Buio.
L’uomo preme un tasto sulla tuta e il mondo vira al verde.
Nitido.
Una botola sul terreno: peserà una tonnellata.
Le mani dell’uomo la aprono senza il minimo sforzo.
Dentro: una scala a pioli.
L’uomo pensa ad alta voce. Timbro nasale: “Gesù Cristo, un deposito di armi chimiche in pieno New Jersey.
Nemmeno nei film di Bruce Willis… Questo paese è una barzelletta.”
Cammina sicuro, venti metri sotto l’inferno. Le porte tagliafuoco aperte, quasi nessuno nei corridoi.
Qualche impiegato, niente guardie.
Nessuno fa caso a lui.
L’uomo arriva alla stanza. Due ragazzini in mimetica e M16.
Non fanno in tempo a vedere la Luger silenziata.
Vanno giù e basta.
La porta è chiusa e questo potrebbe essere un problema.
Ma l’uomo ha pensato proprio a tutto. Tira fuori due chiavi identiche, le infila nella toppa, le gira insieme.
L’uomo recupera quello che deve. Sta in una cassetta di metallo.
Ancora la sua voce nasale: “Il posto più sicuro degli Stati Uniti d’America… Un'esplosione e va tutto a puttane. Porte da sette pollici che si spalancano più in fretta delle cosce di una diciottenne al ballo di fine anno.”
Nessuno parla così. Nemmeno nei film di Bruce Willis.
L’uomo si disfa della cassetta di metallo, sta uscendo.
Il percorso al contrario, una bandiera a stelle e strisce.
Fa il saluto in maniera vistosa, eccessiva: “Ameeeerica, Ameeerica…”
Urlacchia: “Cristo, questi tizi pensano di essere dei cazzi duri. Dovrebbero farsi un giretto a Shangai… I musi gialli sì che hanno le palle.”
Questo tizio è fuori di testa.
Questo tizio è La Spia.
E ha appena rubato qualcosa che nemmeno dovrebbe esistere.

Tappa precedente: Sul romanzo
Tappa successiva: Non solo noir

venerdì 22 ottobre 2010

Racconto: Giada - di Elena Giorgiana Mirabelli

Riprende con questo racconto di Elena Giorgiana Mirabelli la rubrica che Blogolonelbuio dedica alla nuova narrativa. La storia in questione, pur avendo ancora qualche sbavatura stilistica, ha il merito di possedere una struttura lineare chiara che riesce a far comprendere in maniera puntuale la trasmutazione psicotica di ciò che apparentemente sembra una normale storia d'amore omosessuale (mettendo da parte dunque quel bisogno spasmodico di esplicitare a ogni costo i dettagli). Elena Giorgiana ha il merito di saper giocare sapientemente con le immagini sostituendole alle parole, e questa è una virtù non da poco.



Immagine di Minjae Lee (Renokim - Greno)

Giada

di Elena Giorgiana Mirabelli

Ti ho amato molto. Ho amato il tuo odore di borotalco misto a vaniglia, i tuoi vestiti da bimba perbene, il tuo sguardo così dolce da rendere tutto lo zucchero filato del mondo simile al caffè amaro. Ti ho amato come nessun'altra, Giada. Ricordo il giorno del nostro incontro, eri così, immobile, e io ti ho riconosciuta, ho saputo che eri ciò che mi era sempre mancato. Le tue gote rosse, la tua pelle come trasparente, sapevo che non avrei mai potuto fare a meno di te.
Poi le serate, i miei monologhi, e tu lì a riempirti di me, dei miei toni sempre variabili. Hai sopportato i miei sbalzi d'umore, le instabilità, le mie incongruenze. Eravamo uniche.
Mi turbava il tuo modo di guardarmi, indifferente. Eri sempre lì, immobile, e mi guardavi come se volessi cogliermi in fallo. Mi sembravi altezzosa e pensavo che il tuo atteggiamento fosse parte di un tuo preciso disegno, come a volermi forzare in una direzione, lungo un bordo.
Ho sempre cercato di essere alla tua altezza, ho sempre cercato di compiacerti regalandoti il mio tempo, donandomi completamente. La tua indifferenza mi straziava il cuore, come quando ti ho regalato quel completino intimo di cotone rosa e merletti. L'avevo fatto io. Ogni notte, per più di due mesi. Tu dormivi e io cucivo, curva in salotto per due ore a notte. Avevo scelto la stoffa e il colore con cura. L'ultima notte ricamai la tua iniziale. Da parte tua nessun entusiasmo né meraviglia. Mi fissavi con quegli occhietti azzurri e spenti in cui vedevo tanta malinconia.
Ho iniziato a pensare ossessivamente a come potessi rendere quegli occhietti felici e pieni di vita. Ti ho riempita di regali, nastri, bracciali, una volta anche degli orecchini. Ma non li hai mai usati. Credevo di colmare il tuo vuoto.
Non mi hai mai dato una carezza, mai una parola gentile. Le poche volte in cui sono riuscita a razionalizzare ho pensato di essere una povera stupida innamorata. Come può una persona normale accettare tutto questo? Mi chiedevo. Come può dare tanto, stupirsi dei propri slanci affettivi e accettare di ricevere uno stupido “flap-flap”? Perché, lo sai, l' unica e sola risposta ai miei slanci era il “flap-flap” delle tue ciglia, maliziosa e crudele creatura. Mi rispondevo che era giusto così, che la tua sola presenza mi appagava e che non potevo pretendere oltre.
Ricordo il nostro primo bagno assieme. La schiuma alla vaniglia, le candele profumate, io che frizionavo il tuo piccolo corpo. Io lasciva e vogliosa, tu rigida ed egoista. I miei capelli scuri, i tuoi biondi, così biondi da sembrare irreali. Noi completamente diverse, nei caratteri, nelle fisionomie, eppure così legate e armoniche.
Ricordo il nostro viaggio a Parigi. Il nostro primo anniversario. Avevi un minuscolo cappello di paglia viola, i riflessi del sole sulle tue ciocche bionde. Ricordo gli sguardi di stupore divertito di chi ci incrociava per strada. Ti ho baciata a lungo. Eri piccola e profumata.
Ricordo che ti ho chiesto se le mie attenzioni ti avessero procurato imbarazzo, tu, come sempre, mi hai solo guardata, nessun altro cenno, ho dovuto prenderti per le spalle. Ricordo la tua testa inclinarsi a lato e poi ancora quel “flap-flap”. Il tuo solito modo di sbattere le ciglia, come una bambina che si diverte a fare i dispetti.
Mia madre non ha mai accettato la cosa.
"Devi curarti, mi ripeteva".
"Non ne vedo la ragione, le rispondevo Non ha mai capito. Non ha mai capito il nostro amore".
Certo, non ti sei mostrata affettuosa, certo sono io quella degli slanci, Giada, non tu. Io ho creduto nel nostro rapporto. Profondo e fuori da ogni schema.
E lo credo ancor di più ora, ora che sei andata via.
Mentre seguo il tuo corpo ormai morto sento che non riuscirò a sopportare la tua mancanza.
Inizio ad odiare i ricordi che ci appartengono. Li odio per il dolore che mi procurano. So che non c'era equilibrio alcuno, che ero io ad amarti, Giada. Ero io a sezionare il nostro rapporto, io cucivo i tuoi vestiti, io pettinavo i tuoi capelli, e tutto per vederti felice, per vedere nei tuoi occhi il brillio.
So che tu non avresti mai potuto ricambiare, che tutto si riduceva alla tua presenza. Sei sempre stata un'egoista, forse anche incapace di amare, ma ho sempre creduto che le cose potessero mutare.
Sei morta tre giorni fa. Sono sola qui di fronte al tuo corpo freddo, che poi realmente caldo non lo è mai stato. Sei morta per colpa mia. È stata colpa mia. Non potrò mai perdonarmelo. Avevo preparato per te la torta alla marmellata di lamponi, la tua preferita. Sei morta che era il tuo compleanno. Indossavi il vestito di raso verde mela. Eri bella. Come il primo giorno. Tu e il tuo viso perfetto, tu e i tuoi occhietti malinconici. Ti ho abbracciato con forza e tu hai perso la testa. È rotolata giù sul pavimento. Fra le mani il tuo corpicino, profumato e liscio. Un corpicino profumato e liscio e verde mela. La tua testa dai riccioli dorati lì sul pavimento freddo. Il nastro fra i capelli. Il tuo ultimo “flap-flap”. E per me il buio.


Elena Giorgiana Mirabelli: Nata a Cosenza nella primavera del 1979. Laureata in Filosofia della Mente. Ha curato il volume "I segni delle norme" per la Carocci nel 2009. Ha frequentato il Master Holden. Al momento è impegnata nella stesura della tesi di dottorato. E in tutto questo è impegnata nella ricerca di un posto nel mondo. Non le piace molto descriversi, perché sa quanto sia difficile farlo
 
il suo indirizzo mail è: el3ttraster@gmail.com

lunedì 18 ottobre 2010

J.A.S.T. Blog Tour

Inserisco di seguito il comunicato stampa del J.A.S.T. Blog Tour lanciato da Marsilio e di cui anche Blogolonelbuio farà parte.



Marsilio Editori è lieta di presentare il J.A.S.T. Blog Tour, il primo blog tour letterario che abbia luogo in Italia, organizzato per l’uscita di J.A.S.T. - Just Another Spy Tale, un avvincente e innovativo romanzo collettivo scritto da Lorenza Ghinelli (rivelazione italiana alla recente Fiera del Libro di Francoforte), Simone Sarasso (uno dei più talentuosi autori noir della nuova generazione) e Daniele Rudoni (fumettista che lavora per Sergio Bonelli e Marvel America).

Di che si tratta? Un Book Blog Tour è l’equivalente in rete di un tour promozionale, una cosa inedita qui da noi ma che ha un certo corso in altri paesi, come per esempio gli Stati Uniti. In pratica, se in un tradizionale tour uno scrittore presenta il libro ogni giorno in una città diversa, nel caso del J.A.S.T. Blog Tour ogni giorno per un determinato periodo su una serie di blog verrà ospitato un post sul libro, che potrà contenere un’intervista a uno degli autori, un estratto dal romanzo o altro. Tutti i blog si linkeranno reciprocamente, in modo che agli interessati sarà possibile ripercorrere l’intero tour in ogni sua tappa.

Il tour avrà inizio il 20 ottobre – giorno di uscita del romanzo – e si svolgerà nell’arco di due settimane fino al 2 novembre, facendo tappa per alcuni dei più vivaci e interessanti blog letterari e culturali attivi nel web italiano.

J.A.S.T. Blog Tour – il programma completo

Prima tappa – 20 ottobre – http://www.booksblog.it/
Seconda tappa – 21 ottobre – http://www.carmillaonline.com/
Terza tappa – 22 ottobre – http://angolonero.blogosfere.it/
Quarta tappa – 23 ottobre – http://libriblog.com/
Quinta tappa – 24 ottobre – http://corpifreddi.blogspot.com/
Sesta tappa – 25 ottobre – http://sulromanzo.blogspot.com/
Settima tappa – 26 ottobre – http://blogolonelbuio.blogspot.com/
Ottava tappa – 27 ottobre – http://hotmag.me/nonsolonoir/
Nona tappa – 28 ottobre http://www.thrillercafe.it/
Decima tappa – 29 ottobre http://telefilmcult.blogspot.com/
Undicesima tappa – 30 ottobre http://www.librinews.com/
Dodicesima tappa – 31 ottobre http://antoniogenna.wordpress.com/
Tredicesima tappa – 1 novembre http://liberidiscrivere.splinder.com/
Quattordicesima tappa  - 2 novembre http://i-libri.com/



Lorenza Ghinelli, Daniele Rudoni, Simone Sarasso
J.A.S.T.
Just Another Spy Tale
Marsilio Editori
In libreria dal 20 ottobre 2010

Un’avvincente e innovativa spy-story scritta da un collettivo di scrittori capitanato da Simone Sarasso

New Jersey, 2007: qualcosa di molto pericoloso viene rubato da una base militare del governo americano. Quattro agenti segreti si mettono sulle tracce dell'oggetto misterioso, lo inseguono attraverso tre continenti sfidando la morte per portare a termine la missione. Aisha, l'esotico fiore all'occhiello della CIA, Mordechai Dekhnavitsh, il numero uno del Mossad e Viscardi, lo spietato assassino del Vaticano. Tutti i Servizi del mondo sono a caccia della Spia, l'uomo senza nome che ha rubato ciò che potrebbe cambiare le sorti dell'intero pianeta.
Un oggetto narrativo senza precedenti, un'esperienza d'intrattenimento unica nel suo genere: J.A.S.T. è un romanzo, ma non è solo un romanzo.
I tre volumi contenuti nella preziosa confezione che simula un cofanetto di DVD raccolgono i dieci episodi della serie che rivoluzionerà la narrativa d'azione. Ogni episodio di J.A.S.T. ha la durata, il ritmo e lo stile narrativo delle puntate delle fiction televisive americane.

 Siete pronti per il primo serial tv su carta?

[Guarda il booktrailer del romanzo: http://www.youtube.com/watch?v=xycO6wTF1sg]


Hanno detto dei libri di Simone Sarasso:

«Sarasso scrive dei noir legati alla politica molto belli» Carlo Lucarelli

«Una trilogia scatenata, complottistica e dichiaratamente ispirata alle strategie di scrittura di James Ellroy» Giancarlo De Cataldo

«Un noir sorprendente, messo in pagina con una prosa incalzante e martellata» Irene Bignardi, La Repubblica


Lorenza Ghinelli, classe 1981. Attualmente vive a Roma dove lavora come Editor e soggettista per la Taodue. Il Divoratore, in uscita prossimamente per Newton Compton, è diventato il caso letterario italiano dell’ultima Fiera del Libro di Francoforte.

Daniele Rudoni è nato a Novara nel 1977. Attualmente lavora per Sergio Bonelli Editore e Marvel Publishing America, e come insegnante di Tecnica del Fumetto all'Accademia di Belle Arti di Novara. Per Marsilio, insieme a Simone Sarasso, ha pubblicato nel 2009 la graphic novel United We Stand.

Simone Sarasso, classe '78, vive a Novara. È suo il soggetto della serie interattiva Frammenti (http://www.frammenti.tv/), andata in onda su Current TV, e collabora come soggettista con la Taodue. Per Marsilio sono usciti i primi due romanzi di un trittico noir sui misteri della Storia d'Italia: Confine di Stato (2007, finalista al Premio Scerbanenco) e Settanta (2009). È autore, insieme a Daniele Rudoni, della graphic novel United We Stand (Marsilio, 2009).



venerdì 15 ottobre 2010

Nuova casa per Barbara

Segnalo che da qualche settimana il blog dell'amica Barbara Garlaschelli ha cambiato casa. Ora lo trovate qui: http://bagarlaschelli.splinder.com/

mercoledì 13 ottobre 2010

Fiera del libro di Francoforte 2010 - Frankfurt Book Fair 2010


Sono partito per la Fiera del libro di Francoforte un po' acciaccato e ne sono ritornato completamente distrutto. Non sarei dovuto andare, lo sapevo, ma sono andato lo stesso, la mia schiena piange ma è giusto che paghi le conseguenze dei miei gesti scellerati.
La fiera, come si vede dal filmato, è stata la solita  inevitabile noia mortale. Un'angoscia... mamma mia. Comunque sono andato e tutto ciò che ho fatto è stato ingollare roba simile a caffè passeggiando per gli stand amici (i ragazzi che si incontrano però sono simpatici). 
Quali arcani misteri ha rivelato la più prestigiosa fiera del libro europea non saprei dirlo con esattezza. Sì, qualcosa è stato detto, ma più che altro cose ovvie, e quando si è toccato qualche tasto più delicato le argomentazioni non mi hanno proprio convinto convinto convinto. 


Allora, per cominciare Andrew Savikas (Vicepresidente della O'Reilly Media) ha comunicato come se dicesse chissà che cosa che le vendite degli ebook hanno finalmente superato quelle dei libri cartacei. D'altro canto la notizia non sorprende nessuno, dato che lo stesso annuncio era stato fatto da Amazon tre mesi prima. Ad ogni modo è chiaro l'andamento del mercato del libro, e diventa ancora più chiaro dopo l'annuncio "shock" da parte di Google di inaugurare un nuovo servizio di vendita ebook on line, Google Edition, che arriverà in Europa tra qualche mese. Una roba impressionante, tutti parlavano di cifre, soldi, piattaforme, cose strane, boh, mamma mia. Poi però mi sono distratto perché alcuni amici hanno iniziato a giocare con una Nintendo Wii che lo stand Nintendo ha avuto il buonsenso di installare proprio a pochi metri da dove gironzolavo.Pazienza, forse non mi sono perso granché e ho fatto un po' di ginnastica virtuale, e mica è poco. 
Il giorno dopo il presidente dell'Associazione degli Editori e dei Librai Tedeschi, il dottor Gottfried Honnefelder (consonante in più consonante in meno) ci dice tutto contento che malgrado ci sia la Crisi il settore libri in Germania tiene botta, cioè le vendite sono aumentate e non poco, alla facciaccia degli italiani (questo Honnefelder l'ha pensato ma non l'ha detto) che invece stanno registrando un bel calo netto (almeno stando a quanto dice il presidente dell'Associazione Italiana Editori, Marco Polillo).
"Gli editori, malgrado i grossi investimenti che hanno fatto e continuano a fare, si sentono abbandonati dal Governo" però l'ebook è una figata e vende bene e se ci dice culo per qualche anno ancora non chiudiamo baracca (i neologismi sono miei ma questo in sintesi - parecchia sintesi -  è il discorso di Polillo che proprio tutti i torti non ha). Poi siamo ripassati davanti alla Nintendo Wii quindi non so come sia continuata la giornata, io l'ho passata fumando, bevendo e sudando davanti ad un campo da tennis virtuale con una specie di telecomando in mano, finché la schiena non mi ha ricordato che il mio apice fisico l'ho oramai superato più di vent'anni fa.
Poi si è parlato d'altre cose, del Nobel a Mario Vargas Llosa, di affari, di quanto siamo tutti belli e intelligenti noi intellettuali. Però purtroppo sono dovuto tornarmene a casa perché proprio bene bene non stavo (però mi è dispiaciuto eh, lo dico ai grandi pensatori che ho incontrato, ci rivediamo l'anno prossimo. Anzi, magari un giorno vi chiamo e ci facciamo una pizza insieme, però in Italia che quella tedesca, con tutta la buona volontà, proprio non si può mangiare).
Alla prossima. 

mercoledì 6 ottobre 2010

Ritorna il Laboratorio Esordienti a cura di Matteo B. Bianchi

E' con grande gioia che riporto questo articolo direttamente dal blog dell'amico Matteo B. Bianchi. Con Matteo avevamo già discusso qui della spiacevole vicenda del suo Laboratorio Esordienti e sapere oggi che tutto si è concluso per il meglio (la rubrica riprenderà le sue uscite con la nota rivista GQ) mi dà molta felicità.
Non resta che fare i complimenti e augurare un grosso in bocca al lupo a Matteo. 

Dal blog di Matteo B. Bianchi.
http://www.matteobblog.splinder.com/

Chi legge questo blog sa quanto mi avesse amareggiato la sospensione improvvisa della mia collaborazione col mensile "Linus", in particolare l'estromissione dalla rubrica da me inventata e curata "Laboratorio Esordienti", che ogni mese dava spazio a nuovi autori esordienti, e che ha proseguito con altri curatori.
In modalità araba fenice, dopo qualche mese di sospensione e di ripensamenti, sono felice di annunciare che a partire da questo mese la rubrica ha trovato una nuova e brillante collocazione sul mensile GQ. Nella versione cartacea della rivista il concetto di "Laboratorio" si estende sino a includere diversi campi artistici: oltre alla sezione narrativa da me curata, ogni mese verranno proposti giovani fotografi, nuovi illustratori e band musicali indipendenti. Uno spazio collettivo e multimediale, dunque, di grande respiro.
Non solo: i racconti dei narratori del saranno disponibili integralmente on line ogni mese sul sito GQ.com nella sezione "Laboratorio di scrittura". Inaugura la serie la giovane scrittrice Valentina De Lisi con il racconto "Allo specchio" che trovate qui.
Sono molto soddisfatto per come si sono risolte le cose. E a volerla vedere nel modo più positivo possibile, posso dire che ho involontariamente contribuito al fatto che oggi in Italia su ben due mensili in edicola esistano rubriche dedicate ai narratori esordienti. Un bel risultato, anche se dal percorso spinoso.

martedì 5 ottobre 2010

Intervista a Daniela De Rosa, editor Kowalski (gruppo Feltrinelli)

Malgrado un po' di acciacchi che mi costringono (e mi costringeranno ancora per un po') a rallentare le mie apparizioni virtuali, rieccomi qui su Blogolo (sigaretta in bocca) a cercare di fare la mia parte. Qualche tempo fa ho chiacchierato con  l'amica Daniela De Rosa, editor che personalmente considero tra i più brillanti d'Italia. Attualmente in forza alla Kowalski (gruppo Feltrinelli), Daniela ha illustrato in maniera chiara e trasparente le dinamiche interne alla redazione e devo dire che la chiacchierata è stata piuttosto proficua visti i nostri scopi. Ecco l'intervista (e a presto!).

Ciao Daniela, e di nuovo grazie per la tua disponibilità.
Per prima cosa vorrei chiederti di parlarmi un po' di Kowalski. Del suo catalogo e dei rapporti con il gruppo Feltrinelli di cui la casa editrice fa parte.

Kowalski è un marchio Feltrinelli dal 2007. Pubblichiamo circa 25 titoli l'anno. Il catalogo prevede: per la narrativa, pubblichiamo esclusivamente narrativa di genere (noir, thriller, gialli) abbiamo autori internazionali come Peter James e Susan Hill (per citare 2 autori appena usciti con le loro novità), e anche autori italiani come Elisabetta Bucciarelli (che Kowalski pubblica a marchio congiunto con Colorado Noir, la casa di produzione di Maurizio Totti e Gabriele Salvatores, che opziona i diritti cinematografici del libro) quindi, rispetto alla casa madre, abbiamo una produzione più "popular". Per la non fiction pubblichiamo essenzialmente manualistica rivolta a un pubblico femminile (per citare un nostro successo - oltre 60.000 copie vendute - il libro SOS TATA, tratto dalla famosissima trasmissione televisiva, "Due Cuori e un Fornello" di Ilaria Mazzarotta, celebre bloggista di www.donnamoderna.com), divulgazione e psicologia (come "Mai più paura della matematica", "Mai più paura di volare", "Instant Therapy"),  biografie di star del cinema e della musica (Tim Burton, Jimi Hendrix) e libri di comici di Zelig, non più di uno o due all'anno.

Scusami se sono troppo diretto, ma è per avere un quadro anche solo approssimativo del mercato editoriale italiano: ogni vostro titolo, in media, quante copie vende? Che tipo di lanci promozionali vengono di volta in volta effettuati? Quanto investite su un autore?


Kowalski ha tirature diverse a seconda del titpo di libro. La narrativa può aggirarsi dalle 5000 alle 15.000 copie: la varia dipende... se dietro ci sono trasmissioni televise, volti noti, arriviamo anche a tirature molto più alte. Per ciascun titolo, abbiamo un ufficio stampa dedicato che diversifica il suo operato tra rassegna stampa, pubblicità, presentazioni in libreria.

Come selezionate gli autori? Avete rapporti con agenzie letterarie? Se sì, puoi farmi qualche nome?


Certo che abbiamo rapporti con le agenzie letterarie, siamo un gruppo editoriale, è normale. Collaboriamo con tutti gli agenti italiani.

Che caratteristiche deve avere un libro per essere pubblicato da Kowalski?


Dipende se è narrativa o varia. In generale sulla narrativa cerco autori che sappiano ben gestire trama personaggi e scrittura. Facendo solo narrativa di genere, il plot è fondamentale. Per la varia, i criteri sono i più disparati, come la produzione lo è.

Qualche consiglio che ti senti di dare agli scrittori esordienti e chi vuole fondare oggi una casa editrice (o ha voglia di lavorare in generale nell'editoria)?

Agli scrittori esordienti do da anni sempre lo stesso consiglio: leggete leggete leggete. E fatevi un'idea di che cosa pubblica un editore. Non inviate i vostri dattiloscritti a tutti gli editori, indifferentemente.

Mi dai qualche anticipazione sui prossimi titoli in libreria?


Certo. "Chef per un giorno" tratto dal docureality trasmesso da discovery e la 7 che raccoglie le ricette e la biografia culinaria di Carlo Lucarelli, Lella Costa, Morgan e tanti altri. E il noir di Domingo Villar "La spiaggia degli annegati", il cui commissario Leo Caldas è già stato definito il "Pepe Carvalho della Galizia"

Ciao Daniela, e grazie ancora.

martedì 13 luglio 2010

SulRomanzo intervista Blogolonelbuio

Qui un'intervista fatta a me dagli amici di SulRomanzo (a cura di Morgan Palmas).





I blog letterari più attivi: Blogolo Nel Buio

Di Morgan Palmas


Blogolo Nel Buio: un anonimo irrompe nella scena con un lit blog che cresce negli apprezzamenti

Quando è nato Blogolo Nel Buio e chi è il fondatore?

Blogolonelbuio è nato nel maggio 2010, per cui è di nascita molto recente. Devo dire però che fin da subito un gran numero di amici lettori ha iniziato a seguirlo con interesse e nel giro di poche settimane il blog è cresciuto in una maniera del tutto inaspettata. Un risultato decisamente incoraggiante.
Il fondatore sono io, un «quasi vecchietto» che da anni collabora con case editrici e redazioni giornalistiche. Da un po' di tempo mi ero accorto che mi sfuggiva il contatto diretto con il popolo dei lettori e Blogolonelbuio si sta rivelando (tra gli altri) uno strumento decisamente efficace per colmare questa mancanza, questo contatto. L'anonimato è una componente essenziale del blog, poiché in questo modo riesco ogni volta a strutturare un confronto aperto e alla pari con gli amici, anche quelli più timidi, che mi seguono evitando il disagio che a volte i palazzi dell'editoria creano.

Quanti sono i redattori oggi, se si escludono i contributi occasionali?

In linea di massima si tratta, almeno per il momento, di un blog «personale» o quasi. C'è un tecnico che ne cura la grafica e poi ci sono io che inserisco i contenuti. Ci sono inoltre alcuni amici editor e/o scrittori che si sono sobbarcati l'onere di occuparsi (forse ancora per poco) della valutazione dei manoscritti inediti che quotidianamente vengono spediti (e di restituire anche una scheda con dei consigli, chiaramente soggettivi), io ero contrario a questa sezione (non per cattiveria ma per mancanza di tempo) e ora che li osservo mentre si ammazzano di lavoro per rispondere a tutti, devo ammettere che mi faccio grasse risate. Si tratta di un lavoro davvero pesante, ma loro sono bravissimi. I contributi arrivano da parte di tutta una comunità di amici scrittori, intellettuali, editori, editor, ecc. e alcuni seguono il blog con una certa frequenza (e questo non nego che mi lusinga molto). In un modo o nell'altro hanno lasciato o continuano a lasciare contribuiti scrittori come Tiziano Scarpa, Raul Montanari, Barbara Garlaschelli, Giuseppe Genna e tanti altri, o editori ed editor come Alberto Ibba, Cristiano Armati, Giorgio Pozzi e persino qualche agente letterario come Valentina Balzarotti dell'A.L.I. (Agenzia Letteraria Internazionale) e Loredana Rotundo (dell'agenzia letteraria Loredana Rotundo, ex ARR). Insomma, intorno a Blogolo c'è fermento e questo mi piace...

Da che cosa è scaturita l’idea del blog?

Una risposta ad effetto potrebbe essere: dalla noia. E non direi una bugia. In realtà credo che mi mancasse anche il contatto diretto con l'underground della letteratura italiana. Insomma, a furia di leggere racconti e romanzi usuali spacciati per capolavori avevo come l'impressione che il mio gusto letterario si stesse intorpidendo, non so se riesco a spiegarmi, per cui ho deciso di mettermi in cerca di qualcosa di nuovo, da valorizzare. Mi sono messo in testa di cercare racconti di autori incontrati on line in grado di regalarmi qualche emozione in più. Poi l'incontro fortuito con la persona che ora gestisce la parte tecnica di Blogolonelbuio ha fatto il resto. È venuto tutto da sé. 

Quali sono gli obiettivi?

In linea di massima (e per il momento) sono due:
• Selezionare racconti da pubblicare: questa è una parte piuttosto difficile poiché, com'è noto, arriva tanto materiale e trovare buone storie sommerse in un mare di cattive storie è un lavoro lungo che necessita di tanta pazienza. Il pro è che se questo lavoro è fatto bene è possibile creare una vetrina importante in grado di mettere in contatto diretto «scrittori veri» con «editori veri» creando quindi un vero e proprio ponte virtuale che potrebbe anche, chissà, rendere più dinamica la letteratura italiana.
• Chiacchierare con gli addetti ai lavori e «costringerli» a dare qualche dritta a chi sta muovendo i primi passi (neo-scrittore o neo-editore che sia). E magari anche a raccontare le loro prime esperienze editoriali, in modo da dare almeno degli esempi concreti ai lettori.

Crede che i blog letterari siano semplice condivisione culturale oppure possano anche avere altre funzioni?

Dipende molto da come sono gestiti. In linea di massima, non solo i blog ma tutto ciò che rientra nel campo della comunicazione virtuale, è a mio avviso non solo un utile strumento di condivisione culturale ma anche un supporto nuovo e importante per incentivare l'aggregazione sociale. I circoli dei lettori così come i centri sociali spesso hanno anche una casa on line, un blog, un sito, una pagina o un profilo Facebook ecc. È evidente che internet in generale non è solo un'immensa enciclopedia digitale ma è soprattutto una geniale invenzione in grado di annullare (o far pesare meno) la distanza fisica tra le persone di tutto il mondo. Se questo è vero, ed è vero, allora definire un blog letterario (dato che parliamo di blog letterari) un semplice strumento di condivisione culturale mi sembra che stia un po' stretto. Un blog letterario è come una casa, un appartamento, un bar, una sede di una città senza spazio. Dentro ad una sede può succedere di tutto. Un blog letterario può trasformarsi, che ne so, in una collettività di artisti in grado di aprire una nuova corrente letteraria, o magari in una vera e propria casa editrice in grado far conoscere autori straordinari sconosciuti prima. Il potenziale è infinito poiché è infinito il potenziale dell'uomo che si confronta con gli altri.

E pensa più a isole lontane fra loro o a contenitori che si integrano e si scrutano con piacere, stimolandosi a vicenda?

Ritorno a dire che dipende sempre da come questi blog sono gestiti. Mi piace l'idea del blog come «casa». Dunque qualcuno può star rinchiuso tutto il tempo dentro casa a non far nulla o a farsi gli affari suoi, qualcun altro può uscire e andare a casa dei vicini, degli amici, in un locale, organizzare qualcosa, ospitare gente. Di sicuro è auspicabile che i blog, così come a mio avviso le persone in generale, interagiscano e si stimolino a vicenda, sempre, poiché questo è il sintomo di una civiltà sana e in pieno sviluppo. Se così non è si inizia a decadere, ma questo è solo il mio punto di vista. 

Gli addetti ai lavori (case editrici, scrittori, agenti letterari, critici, ecc) si sono riversati in massa nei mondi virtuali, incluse le piazze dei social network, uno fra tutti Facebook, qual è la sua opinione in merito? La letteratura ha beneficiato di questa democratizzazione dei contenuti e delle comunicazioni?

Non tutti, almeno per ora, si sono aperti fino in fondo al mondo virtuale, ma di sicuro ultimamente c'è stato un grossissimo passo in avanti ed è fuor di dubbio che la letteratura ne stia beneficiando molto. Credo però che questo discorso di apertura sia valido in special modo per i piccoli e medi editori, i quali prestano maggiore attenzione alla ricerca dei nuovi autori e riescono a volte, grazie ad esempio ad un contatto nato da Facebook, a convincere qualche autore affermato a pubblicare con loro. Paradossalmente la grande editoria utilizza i social network solo come vetrina per incrementare le proprie vendite (a volte capita, grazie al lavoro di qualche editor lungimirante, che si faccia lavoro di ricerca sui lit-blog e sulle webzine, ma difficilmente i grandi editori investono su di uno scrittore incontrato on line, o comunque sono in pochi a farlo e fino ad un certo punto), quindi anche con i profili Facebook, tanto per ritornare all'esempio di prima, non fanno altro che riempire le caselle di posta elettronica di spam. La loro (spesso ma non sempre) è una comunicazione unilaterale, per cui il potenziale della rete in parte si spreca. Ma le cose stanno migliorando, per cui sono ottimista.

Escluso il suo blog e Sul Romanzo, indipendentemente dalle idee e se non altro per una questione di possibile discutibile autoreferenzialità, qual è il blog letterario che segue con più interesse?

Ce ne sono molti e l'interesse verso i blog varia di giorno in giorno, a seconda dei post che questi blog pubblicano, ne seguo circa una trentina. In Italia, oltre ai lit-blog più noti (Nazione Indiana, Vibrisse, Lipperatura, ecc) che è sempre bene sbirciare (anche se ultimamente vanno un po' a rilento), il mio interesse si rivolge spesso verso i blog che considero amici. Solo per fare qualche nome: Le sorelle sciacallo, di Nicoletta Vallorani; il blog di Barbara Garlaschelli; quello di Remo Bassini; quello di Cristiano Armati, Le parole necessarie di Davide Musso e tantissimi altri ancora che non cito solo per ragioni di tempo e di spazio.

sabato 10 luglio 2010

Chi vuol scrivere un racconto da pubblicare su questa raccolta?

Da una mail ricevuta:
 
 
Gentile redazione,
Ho letto il vostro blog e lo trovo molto interessante. Mi piacerebbe segnalarvi questa iniziativa. Stiamo ricercando un autore da pubblicare all’interno di una raccolta, magari può essere d’interesse per voi e per i vostri lettori.

Grazie per l’attenzione
Francesca
 

 
Racconto in cerca di autore
Il libro “Armonico - Dodici storie in dodici canzoni “, nasce dall’omonimo album “ARMONICO” di LUCA LEONI, eclettico cantautore pugliese.
L’invito agli autori del web è di reinterpretare in forma di racconto il suo nuovo singolo Mi Sono Accorto Che, disponibile in streaming sul sito www.lucaleoni.it . Un'originale iniziativa di scouting che permetterà all'autore scelto di essere pubblicato all'interno di una raccolta per la casa editrice Aereostella.

In una canzone ci sono un milione di pensieri e di storie rinchiuse in gabbie chiamate metrica, melodia, note, rime,ritornelli, durate imposte…
Il progetto vuole dare la possibilità ad ogni canzone dell’album di divenire fonte d’ispirazione per un nuovo racconto.

Come abbiamo fatto?

L’idea è stata raccontata ad alcuni amici scrittori (tra i quali Trio Medusa, Nicolai Lilin, Paolo Grugni, Elena Di Cioccio, Elisa Mauro, Angelo Pannofino, Alessandra Carnevali ed altri) e lasciato loro un brano di Armonico come unica fonte d’ispirazione.
La risposta è stata sorprendente e in pochi giorni ogni canzone aveva il proprio racconto. Tutte tranne una … mi sono accorto che.

Cosa chiediamo?

Chiediamo al web, ai blogger, agli autori in cerca di pubblicazione, a chi ha voglia di raccontare una storia di scrivere l’ultimo racconto per il progetto Armonico.
Ascoltate il brano mi sono accorto che (In streaming su lucaleoni.it ), lasciatevi guidare da ciò che attira la vostra attenzione (il testo, la storia o semplicemente dal mondo sonoro) e scrivere un piccolo racconto.

Non è un concorso ma solo la ricerca di un tassello mancante, Luca leggerà personalmente tutti gli scritti che arriveranno cercando di scegliere ciò che più si avvicina all’idea d’insieme che ha portato a realizzare il progetto Armonico.
Il libro “Armonico - Dodici storie in dodici canzoni “ sarà disponibile dal 18 novembre 2010 in tutte le librerie.
I racconti devono avere una lunghezza tra le 7 e 11 cartelle ed essere consegnati via mail a armonico@lucaleoni.it
entro la prima settimana di agosto.


N.B.
Tutti i diritti degli autori del Libro Armonico saranno devoluti all’associazione Altamarea che da anni combatte per comunicare i danni che le industrie di Taranto stanno causando alle persone ed in particolare ai bambini (La sola acciaieria di Taranto immette nel cielo più diossine cancerogene di tutte le industrie di : Spagna,Svezia,Regno Unito e Austria -- Registro europeo Eper 2004 )

giovedì 8 luglio 2010

Racconto: Un tappo nelle nuvole - di Cynthia Collu

Oggi pubblico un racconto di Cynthia Collu dal titolo Un tappo nelle nuvole. E' la storia del piccolo Tommaso e della sua solitudine, ma non solo. E' una storia fatta di depressione, frustrazione, infelicità. Cynthia ha una scrittura elegante, al tempo stesso semplice e in grado di commuovere. C'è poco da aggiungere: leggere la sua prosa fluida è un vero piacere. Buona lettura!





Un tappo nelle nuvole

di Cynthia Collu


Tommaso si stava annoiando. Il sole era già alto e lui cominciava ad aver fame. Quanto ci mettevano, questa volta?
Si ficcò le mani nei pantaloncini da bagno ed esaminò il castello di sabbia davanti a sé. Aveva retto bene durante la notte, solo la merlatura della torre era crollata. Ci cacciò dentro un piede e poi lo sollevò di forza. La torre franò all’istante e i contrafforti del castello caddero miseramente. Tommaso prese un legno e con quello finì di abbattere la costruzione, poi livellò per bene la sabbia; infine si lasciò cadere a terra supino. Allargò le braccia e le ruotò come se stesse nuotando a dorso. Una nube di minuscoli granelli riempì l’aria pungendogli il viso.
Si alzò per esaminare la figura che aveva disegnato per terra. L’angelo non gli era riuscito bene, la testa e il corpo erano troppo esili e un’ala, quella destra, era più piccola, come rattrappita. Tommaso si grattò un gomito poi, con un sospiro, si lasciò cadere di nuovo all’indietro.
Restò immobile a fissare il cielo. Era terso e luminoso come il mare che aveva davanti - solo due nuvole solitarie lo attraversavano. Tommaso seguì con lo sguardo la più lontana. Sembrava promettere bene. Cambiava aspetto con una lentezza esasperante, ma lui non aveva fretta, finché le persiane della sua camera non si fossero aperte aveva tutto il tempo che voleva.
La nuvola era di forma ovale; al centro, uno sprazzo di cielo azzurro premeva per guadagnare spazio. Tommaso socchiuse gli occhi e aspettò. Lentamente la macchia azzurra aumentò di volume, e la nuvola assunse l’aspetto di un cerchio concentrico. Certo, non era un anello perfetto come quelli che formava suo padre col fumo delle sigarette, ma per lui andava bene ugualmente.
Prese dalla tasca una pistola immaginaria e mirò il buco. “Pum!”, sussurrò. “Pum, pum!”
Ripose la pistola nella tasca e aspettò.
La nuvola non si scompose. Tommaso chiuse gli occhi e si figurò di avere tra le mani un tappo immenso. Con quello avrebbe tappato il buco nella nuvola, e la macchia azzurra sarebbe finalmente scomparsa. Certo, se ci fosse stato lì suo padre non avrebbe avuto bisogno del tappo, suo padre era un gran tiratore, avrebbe sparato diritto nel cuore della nuvola, e l’avrebbe dissolta.
Tommaso sbuffò. Si voltò sul ventre per guardare la casa. Le persiane della sua cameretta erano sempre serrate. Per un po’ le osservò cercando di spalancarle con la forza dello sguardo, poi, con un gesto di stizza, tornò a fissare il cielo.
Una volta suo padre aveva estratto la pistola davanti a lui. Con la sigaretta aveva formato un anello di fumo – un cerchio quasi perfetto che si muoveva pigramente verso Tommaso - poi aveva mirato al cuore dell’anello. “Pum!”, aveva esclamato, e ridendo aveva riposto la pistola nella fondina. Tommaso c’era rimasto male. Aveva sperato che suo padre sparasse, spesso gli sentiva dire che aveva una mira infallibile, che durante una rapina alla banca aveva estratto la pistola e con un colpo solo aveva centrato la gamba del criminale in fuga.
Mise la mano al fianco e accarezzò la pistola, indeciso se provarla ancora contro la nuvola. In quel mentre un rumore lo fece voltare: le imposte della sua camera, con un colpo secco, erano state aperte.
Si alzò e attese. Poco dopo un uomo apparve sulla soglia di casa; era di corporatura minuta, aveva i capelli radi e lo stomaco prominente. Scorse Tommaso e gli fece un cenno di saluto. Tommaso rimase immobile. L’uomo mise una mano in tasca e tirò fuori un pacchetto di sigarette. Ne accese una e fece uno sbuffo di fumo.
Pum, pensò Tommaso.
Ehi, piccolo, vieni qua!” Tommaso esitò. “Vieni, dai, di che hai paura?“
Tommaso mise un braccio dietro la schiena e si grattò adagio una scapola. Sporse in fuori il ventre e si dondolò sui talloni, in attesa che l’altro rinunciasse a parlargli e se ne andasse.
Come ti chiami?” continuò l’uomo. Tommaso rifletté se era il caso di dirglielo. Con gli altri non gli era mai capitato di dover intrattenere una conversazione.
Tommaso”, disse alla fine.
Dai, Tommaso, vieni qui che ho una cosa per te.”
Tommaso pensò che se lo accontentava se ne sarebbe andato via prima. Gli si avvicinò tenendo sempre il ventre ben teso per dimostrargli che non aveva paura di lui.
Da vicino l’uomo era meno antipatico. Gli occhi azzurri sorridevano cordiali, e la faccia piena di rughe era più interessante di una carta geografica. Tommaso alzò il viso, guardandolo dritto negli occhi. L’uomo scoppiò a ridere.
Tieni, ometto”, disse. Mise una mano in tasca e ne tirò fuori un lecca-lecca gigante a forma di Gatto Silvestro. Tommaso spalancò gli occhi. “Si può mangiare?”, chiese. L’uomo rise ancora. “Si può mangiare tutto. Baffi compresi.”
Finì di fumare e spense la sigaretta sotto i piedi. “Ciao, piccoletto”, disse, “spero di vederti ancora.” Gli strizzò l’occhio e si avviò verso la macchina parcheggiata poco lontano. Era una vettura sportiva, in vernice metallizzata color argento. Tommaso ascoltò il rombo del motore che si avviava, poi osservò l’automobile fare retromarcia e immettersi nello svincolo davanti a casa. La seguì ancora con gli occhi finché non la vide sparire dietro a una curva. Ficcò in tasca Gatto Silvestro ed entrò in casa.
Passò velocemente davanti alla camera matrimoniale. A lui non sarebbe piaciuto dormire in quella stanza; dalla grande finestra si vedevano la macchia mediterranea estendersi a perdita d’occhio e, in lontananza, le montagne con le rocce a forma di scultura. A lui non piacevano le montagne, né le rocce dalla forma inquietante. La sua camera invece dava sulla spiaggia. A lui piaceva addormentarsi con il mare accanto. Anche sua madre voleva stare lì quando doveva incontrarsi con gli uomini. Una volta gli aveva detto che da quella finestra poteva vederlo e segnalargli il momento del rientro ma Tommaso era convinto che anche lei preferisse stare lì per il mare.
La porta del bagno era aperta. La madre si stava rivestendo e gli dava le spalle. Tommaso vide che aveva una calza smagliata, e per un attimo pensò di dirglielo. Poi si allontanò silenziosamente ed entrò nella propria stanza.
Il letto era sfatto, le lenzuola giacevano in parte a terra, in parte ammucchiate accanto al cuscino. Tommaso si avvicinò, considerandole assorto per qualche minuto, poi allungò una mano.
Che fai? Non toccare!”
La madre era sulla soglia e lo fissava con disgusto.
Invece di star lì come uno scimunito vieni in cucina a darmi una mano! O forse non hai fame?”
Tommaso alzò gli occhi, trasognato, e per un attimo sembrò considerare anche lei come parte dell’arredo. “Ho tantissima fame, mamma”, disse infine.
Allora fila subito in cucina”, ribatté la madre.
Si voltò per uscire ma poi cambiò idea. “Il letto te lo sistemo dopo”, disse in fretta.
Alla parola letto il suo tono era cambiato, c’era stato un singulto, quasi un intoppo della lingua, poi la voce si era ammorbidita. Ma a Tommaso non era sfuggito l’inizio di balbuzie.
Non m’importa”, le rispose. Voleva dirle che a lui non interessava il letto disfatto e la camera in disordine, che tutto andava bene lo stesso, ma la madre fraintese. “Che vuol dire che non t’importa? E invece ti deve importare, devi tenerci all’ordine. Hai sei anni, ormai!”
Si guardò nervosamente in giro poi, dopo un’ultima occhiata alle lenzuola, si allontanò in fretta. Tommaso le trotterellò dietro. Fissava la calza smagliata, indeciso ancora una volta se avvertire la madre. Lei ci teneva moltissimo ad essere in ordine, ma dopo l’accenno di balbuzie Tommaso temeva la sua reazione. Ogni volta che gli uomini lasciavano la casa diventava nervosa, poi, d’un tratto, iniziava a balbettare. Sembrava che la balbuzie le procurasse molta sofferenza, perché improvvisamente diventava cattiva, diceva cose terribili il cui senso in gran parte sfuggiva a Tommaso, ma che lo lasciavano sempre pieno di vergogna.
In cucina aprì il cassetto della credenza e osservò le posate, riflettendo su quante ne doveva prendere. Prima c’era stato quell’uomo, quindi era probabile che il padre non venisse a pranzo; ma la madre non aveva accennato niente al riguardo. Alla fine si risolse a tirare fuori tre forchette e tre coltelli. Li appoggiò sul tavolo, salì su una sedia, aprì lo sportello della credenza e ne estrasse tre piatti, e con quelli tra le mani scese, prestando attenzione a non cadere.
La madre gli gettò un’occhiata di sfuggita.
Oggi tuo padre non viene a pranzo”, disse. Gli tolse dalle mani un piatto e lo ripose nella credenza. Poi prese forchetta e coltello e velocemente li fece sparire in fondo al cassetto.
Tommaso non replicò. Sperava solo che lei non iniziasse a balbettare.
La madre si fissò la gonna sgualcita e con un gesto nervoso ci passò sopra le mani. Poi si rassettò la maglietta. Mentre si dava un colpetto veloce sui seni arrossì.
Oggi ti preparo le patatine fritte”, disse senza guardare il figlio, “sei contento?”
Lo sguardo finalmente si fermò su di lui, come a chiederne l’approvazione.


Tommaso guardò il cielo. Il sole stava per nascondersi dietro le montagne e presto sarebbe diventato buio. Diede l’ultimo colpo di paletta al castello e si sollevò, esaminando con circospezione la torre. Sembrava solida, avrebbe retto bene durante la notte.
Tese un piede e ne saggiò la resistenza. Sì, poteva andare. Con un sospiro piantò il manico della paletta davanti all’entrata del suo maniero. Sarebbe stata un ottimo baluardo contro gli attacchi del nemico.
Era proprio un bel castello, le finestre della prigione erano costruite con rametti di ginepro, e dieci ossa di seppia correvano lungo la base delle mura, rafforzandole. Tommaso gonfiò il petto. Avrebbe mostrato il suo lavoro al padre, che sarebbe stato orgoglioso di lui.
Prese il secchiello e si avviò verso casa. In quel mentre si accorse che la madre era affacciata alla finestra e che lo stava fissando. Si fermò e si grattò pensieroso una natica, poi fece oscillare il secchiello avanti e indietro. Forse, se glielo avesse chiesto, lei sarebbe uscita ad ammirare la sua opera. La madre distolse lo sguardo e Tommaso si decise a percorrere i pochi metri che lo separavano da casa.
Notò subito che non indossava più le calze smagliate. Si era cambiata anche la gonna e si era raccolta i capelli sulla nuca. Il padre la preferiva così, ma spesso la madre si presentava a tavola senza essersi neanche pettinata. Però, dopo aver incontrato gli uomini, lo accontentava. Si pettinava con cura e si metteva persino un rossetto pallido sulle labbra. Questo consolava Tommaso per aver dovuto lasciare la sua camera a degli estranei.
Papà ha telefonato che arriverà per cena”, disse d’un tratto la madre continuando a guardare fuori della finestra.
Una pausa.
Ricordati che non devi dirgli niente del signore che è venuto oggi.”
Sì”, disse Tommaso.
E’ un segreto tra noi due, ricorda.”
Sì”, ripeté Tommaso. Glielo diceva sempre, tutte le volte che gli uomini venivano. Sempre la stessa frase.
Lei sembrò non credergli, perché subito proseguì. “Il lavoro che sto facendo durerà ancora un po’, poi magari riesco a lasciarlo. Ancora un po’, e la finisco. ”
Tommaso questa volta non disse niente.
La madre si girò finalmente a guardarlo. Sembrava spaventata da qualcosa.
Non dirò niente”, rispose in fretta Tommaso.
Incrociò le dita, le portò alle labbra e con aria solenne le baciò.

Quella notte lo svegliò il pianto della madre. Piangeva a tratti, lamentandosi come un animale ferito. Il padre le parlava con rabbia, a voce bassa, ma nel silenzio ogni parola ingigantiva e arrivava nitida alle orecchie di Tommaso.
Non mi vuoi più toccare”, diceva la madre, “ti faccio schifo.”
Smettila. Lo sai che non è per quello.”
E allora, perché non proviamo?”
E’ tardi. Voglio dormire.”
Una volta non mi avresti detto ch’era tardi. Ti faccio schifo.”
Smettila, sono stanco. Voglio dormire.”
Sono diventata orribile.”
Basta. Tu sei fissata.”
Davvero? Sono sei mesi che non facciamo niente.”
E’ un periodo così. Può succedere.”
Solo a te succede.”
Che vuoi dire?”
Niente.”
Che vuoi dire? Parla!”
Le mie amiche. Ai loro mariti non succede mai.”
Hai parlato di questo alle tue amiche?”
No. Ma loro raccontano.”
Se scopro che hai fatto una cosa simile io ti rovino. Mi capisci? Ti rovino!”
La madre riprese a piangere. Un mugolio sordo interrotto da brevi singhiozzi. Tommaso si tappò le orecchie. “Smettila“, pensò.
Allora è perché ho abortito. Dillo che è per quello.”
Basta.”
Non ce l’avrei fatta con un altro figlio.”
Non ti accuso di niente.”
Tu lo volevi.”
Non ti ho mai accusata di niente.”
Dopo l’aborto non mi hai più cercata.”
Basta. Sono stanco.”
Sei un vigliacco. Dillo una buona volta che è per quello che non mi cerchi più.”
Il padre non rispose. Tommaso sentì le molle del materasso che cigolavano, lo scatto dell’interruttore, poi l’odore della sigaretta accesa arrivò fino a lui. Immaginò il padre formare un enorme anello di fumo. Prese la pistola al suo fianco e mirò.
Va bene. Parla, se ne hai voglia. Almeno dopo potrò dormire.”
Non potevo farcela con un altro figlio.”
Invece con questo ce la fai.”
Sei cattivo.”
Volevi abortire anche di lui.”
Sei cattivo.”
Volevi liberarti. Per fortuna Tommaso è qui.”
Non capisci. E’ orribile vedersi deforme.”
Tu sei malata.”
E’ orribile sentire che un altro occupa il tuo corpo.”
Smettila. Non eri così solo in gravidanza.“
Di nuovo una pausa. Poi il padre disse, “Non ti ho mai visto dargli una carezza.”
La madre non rispose. Ci fu un lungo silenzio, poi il padre riprese.
Non è solo per l’aborto.”
Ancora silenzio, poi per la seconda volta le molle cigolarono. Tommaso riconobbe il respiro affannato della madre che si alzava. Udì dei suoni attutiti, come pugni dati sul materasso, poi qualcosa sbatté provocando un violento rumore. Un grido. Di nuovo rumori soffocati. Tommaso immaginò i genitori lottare silenziosamente mentre cercavano di colpirsi a vicenda. D’un tratto il padre lanciò una bestemmia. Ci fu una pausa, poi la madre urlò.
Di nuovo silenzio.
Tommaso scese con circospezione dal letto e uscì in corridoio. La camera matrimoniale era proprio davanti alla sua. Rimase immobile a guardare il vano della porta, con le orecchie tese. Dapprima udì solo il battito del suo cuore, poi riconobbe il ticchettio del grande orologio appeso al muro. Fruscii di animali nella macchia. Latrati di cani in lontananza. Nient’altro.
Si allontanò proseguendo sino in cucina. Nel locale c’era pochissima luce, ma lui andò con sicurezza verso una sedia appoggiata contro il muro; sopra, sistemata con cura, c’era la divisa del padre.
Vide subito la pistola; penzolava dallo schienale, all’altezza della giacca. Tommaso si grattò con forza un braccio, poi di scatto allungò la mano.
Sentì le strisce di cuoio sfuggirgli, viscide, e lo spazio tra le sue dita si ridusse, rivelandogli che la custodia era vuota. Si deterse in fretta la mano sudata sui pantaloni. Poi rifletté. Non aveva udito nessuno sparo provenire dalla stanza dei genitori, solo il grido della madre.
Ritornò davanti alla camera matrimoniale e si mise in ascolto. Il silenzio si fondeva monotono con i rumori della casa, ma nessuno di questi gli rivelava la presenza dei genitori. Riprese a sudare, un velo denso e umido gli appiccicò la carne alle mutande, procurandogli fitte di bruciore.
Com’era la preghiera che gli aveva insegnato la nonna? Era stato un po’ di tempo prima, quando la madre era andata in ospedale e il padre non aveva potuto tenerlo con sé. Corrugò la fronte, nello sforzo di ricordare.
Angelo di Dio, che sei il mio custode… governa e proteggi me…
Udì il cigolio del materasso e la madre che riprendeva a piangere, e d’un tratto il bruciore tra le cosce diventò insopportabile. Si toccò i pantaloni e si accorse di averli fradici di un liquido ancora caldo.
Ai suoi piedi c’era una larga pozza di pipì. Un rivolo si era già incuneato nella fessura di una piastrella e puntava, lento, verso la camera matrimoniale.



L’indiano dall’aria feroce precipitò dal letto. “Morte ai visi pallidi”, gridò. Impugnava un tomahawk affilato che lanciò sulla testa di un soldatino in giacca blu. Il viso pallido emise un gemito agghiacciante. “Maledetto pellerossa, non avrai il mio scalpo”, sibilò prima di morire.
Tommaso”.
La figura della madre si stagliava imponente contro il vano della porta. Teneva le braccia conserte, e con le dita tormentava le maniche della camicia.
Più tardi viene un signore per darmi un lavoro.”
Aagh, muoio!” strillò il viso pallido di colpo resuscitato.
Tommaso, hai capito quello che ti ho detto?”
Il viso pallido si trascinò sul pavimento, prima di finire stecchito col fucile puntato al cielo.
Tommaso… ”
Fuori fa caldo”, disse Tommaso.
Si tratta di un lavoro veloce. Una mezz’oretta e ho finito.”
Anche ieri sono uscito.”
Oggi mi sbrigo.”
No”, disse Tommaso.
La madre impallidì. “Che ti prende, è una cosa importante.”
Tommaso non le rispose. Afferrò l’indiano per il copricapo e lo fece saltellare intorno al cadavere del viso pallido. “Augh! Ora Bufalo zoppo avrà finalmente il tuo scalpo.”
Da bravo, Tommaso. Si tratta solo di una m-mezzora.”
Tommaso non disse niente. Teneva l’indiano premuto con forza sul soldatino morto, e aspettava.
Tommaso, guardami in faccia quando ti p-parlo!”
Gli si parò davanti e Tommaso abbassò il capo, aspettandosi la sberla.
Smettila”, disse lei “non ti tocco. P-prometto che non ti tocco più.”
Per tutta risposta Tommaso si rannicchiò, proteggendosi la testa con le mani. La madre mandò un grido di rabbia, poi lo colpì. La prima sberla gli urtò di striscio il braccio, la seconda gli prese in pieno la mano con cui si proteggeva la nuca. L’urto lo gettò a terra. La madre gli fu addosso.
Lo sovrastava, enorme, le spalle ampie, i seni pesanti si sollevavano e abbassavano veloci sopra di lui.
Non sopporto che mi sfidi!”, gli disse con un singhiozzo.
Tommaso avrebbe dovuto dirle “scusami mamma”, era l’unica cosa che aveva sempre funzionato, ma quella volta le parole non uscirono. La madre alzò di nuovo il braccio e lui si morse le labbra per non gridare.
Invece di colpirlo cominciò a strattonarlo. “Mi hai rovinato la vita”, gridò, “da quando sei nato non faccio che litigare con tuo padre. E’ per colpa tua se sono ridotta così!”
Lui non aprì bocca. Se si fosse messo a gridare, o peggio, a piangere, la madre avrebbe perso del tutto il controllo. Quando le succedeva lo picchiava in maniera metodica, sbuffava e tirava colpi, uno sbuffo e un colpo, un altro sbuffo e un altro colpo, a volte si allontanava, faceva un giro su se stessa, poi tornava e lo colpiva, si allontanava ancora, sembrava riflettere, poi gli era di nuovo addosso. Tommaso non aveva paura dei colpi, non erano mai così forti da lasciargli brutti segni. Era lo sguardo della madre che lo terrorizzava. In quei momenti sembrava indifferente.
Il telefono squillò. La madre s’irrigidì, poi uscì correndo dalla stanza.
Lui rimase immobile per qualche istante, poi si mosse alla ricerca del viso pallido. L’aveva perso durante la caduta, mentre il pellerossa lo teneva stretto in pugno. Vide il soldatino poco lontano, il fucile sempre puntato contro il cielo, e lo afferrò. Poi, usandolo a mo’ di sasso, cominciò a picchiare furiosamente l’indiano. “Ti massacro”, disse, “vi massacro tutti.”
Continuò a picchiare finché il fucile di plastica non si ruppe; allora prese l’indiano e lo batté contro il soldatino. Colpiva, allontanava il pellerossa, sbuffava, e di nuovo tornava a colpire. “Cattivo”, disse al viso pallido, “volevi liberarti.”
Si accorse solo allora che la madre era rientrata e lo stava fissando con gli occhi lucidi. “Era tuo padre al telefono”, gli sussurrò. Si tormentò una manica, poi si mise a piangere silenziosamente. “Perdonami”, disse.
Tommaso attese. Quella era una novità che non sapeva come valutare.
Tu non hai colpa di niente”, continuò la madre. Si sfregò le mani e poi le ficcò nelle tasche della gonna.
Una volta tuo padre mi portava fuori ogni sera. Andavamo al cinema, a ballare. Poi, con te, non è stato più possibile.”
Agitò una mano nella tasca. “Qui viviamo così isolati”, mormorò.
Alzò di scatto la testa e disse con forza, “Scusami, sono una disgraziata".
Poi lo guardò con occhi strani. “Se vuoi, oggi posso rimandare il lavoro. Posso rimandarlo per sempre.”
No, non m’importa. Quando tu vuoi, io esco”, rispose in fretta Tommaso.
La madre sbatté appena le palpebre, sembrò considerare con attenzione ogni parola, poi assentì adagio. “Mi sbrigherò presto”, disse debolmente, “e dopo ti preparerò qualcosa di buono. Li vuoi i calamari fritti?”
Tommaso rispose di sì con un cenno del capo.
Li vuoi. Piacciono tanto anche a tuo padre. Chissà, forse oggi riuscirà a tornare per pranzo.”
Tommaso alzò gli occhi, stupito. E l’uomo?, pensò. Lei sostenne il suo sguardo. “Mi ha appena telefonato che un collega potrebbe dargli il cambio, non lo sa ancora. Forse ci farà una sorpresa.”
Improvvisamente sembrò stanchissima. Si avvicinò alla finestra e guardò il mare. “Com’è calmo, oggi”, disse piano.
Tommaso seguiva ogni suo gesto in silenzio. Quando lei si voltò stettero a lungo a guardarsi senza parlare. Poi la madre tornò a fissare il mare.
Com’è calmo”, ripeté.

La macchina grigio argento arrivò rombando, e Tommaso corse a nascondersi dietro a una duna di sabbia. L’uomo fermò di colpo, poi manovrò per portare l’auto al riparo di un ginepro. Scese e si guardò in giro, infine si avviò velocemente verso la casa.
Tommaso aspettò finché non vide chiudere le imposte della sua stanza, poi si decise a uscire allo scoperto. Il sole era alto e lui aveva molta fame. Quanto era lunga mezz’ora?
Socchiuse gli occhi e cercò le nuvole. Quella mattina ce n’erano parecchie, se era fortunato avrebbe individuato quella giusta. Ne osservò una per qualche minuto, era bianca e rotonda come un batuffolo d’ovatta e forse si sarebbe aperta al centro. Dopo un po’ la nuvola si allungò a un’estremità, assumendo la forma insignificante delle altre.
Tommaso sbuffò e si mise una mano in tasca. Gatto Silvestro era diventato ormai una poltiglia appiccicosa, i colori si erano mischiati, cancellandogli i lineamenti. Prese il lecca-lecca dalla parte della cannuccia e andò verso il castello di sabbia; lì, con un colpo deciso, impalò Gatto Silvestro sulla torre. Per un po’ rimase a osservarlo squagliarsi al sole, poi lo colpì. La sostanza molliccia gli rimase incollata alle dita. Con un gesto di disgusto Tommaso cercò di liberarsene ficcando la mano nella torre. La costruzione franò subito. Tommaso trovò il legno abbandonato il giorno prima e colpì ripetutamente il castello. Continuò finché non lo rase completamente al suolo. Alla fine si gettò a terra, spossato, e guardò verso la casa. Le imposte della sua stanza erano sempre chiuse.
Mi sbrigo presto, gli aveva detto la madre.
Ed ecco, nel cielo, finalmente la nuvola giusta. Il buco era spostato in basso e rischiava di dividerla in due, ma Tommaso decise di seguirla con fiducia.
Il richiamo asmatico di un clacson lo fece sobbalzare. Avrebbe riconosciuto quel suono ovunque. Si acquattò il più possibile dietro il mucchio di sabbia e osservò la strada. La macchina del padre era ancora lontana.
Tommaso si voltò a guardare la casa. Se si sbrigava, ce l’avrebbe fatta ad avvertire la madre e l’uomo. L’uomo sarebbe riuscito ad andarsene in tempo.
Si grattò con forza il polpaccio, poi guardò il mare. La madre aveva detto bene. Era davvero calmo. Pareva una lastra di vetro.
Si sdraiò e riprese a osservare la sua nuvola. Il buco si era spostato verso il centro e ora si stava ingrandendo. Ancora un po’ di pazienza e l’anello si sarebbe formato.
Sentì la Fiat fermarsi. Era una vecchia cinquecento di cui il padre andava fiero, ma non appena mollava la frizione il motore non teneva il minimo e si afflosciava, proprio così, a Tommaso sembrava che la macchina si lasciasse cadere sulle gomme con un sospiro.
Udì la portiera sbattere, poi i passi del padre smuovere la ghiaia del sentiero che portava alla casa. Tornò a guardare la nuvola. Ecco, era quasi pronta. Una bella nuvola rotonda col buco al centro. Così l’avrebbe tappata. Avrebbe tappato tutte le nuvole bucate del cielo.
Gli spari arrivarono quasi subito. Due colpi in successione. Tommaso tremò, poi cominciò ad agitare le braccia nella sabbia come un forsennato. Pum!, disse piano, pum, pum! Il fragore assordante gli riecheggiava in testa, monotono, senza fine, e a ogni colpo lui agitava le braccia, sempre di più, sempre di più, smuovendo nugoli di sabbia che offuscavano il cielo e la sua nuvola.
Continuò a smuovere sabbia finché non ci fu più alcun rumore. Poi si alzò.
Questa volta l’angelo gli era riuscito bene, il corpo snello e le gambe diritte, e le grandi ali che riempivano tutto lo spazio, attorno. 

Cynthia Collu: nel 2007 ha vinto il premio letterario Arturo Loria e nel 2008 il Castelfiorentino. Suoi racconti sono stati pubblicati in antologie (Fiocco rosa di Fernandel) e riviste (Linus, l’Accalappiacani). Il suo primo romanzo Una bambina sbagliata è edito da Mondadori. Il suo sito è http://cynthiacollu.wordpress.com/ 

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